venerdì 15 aprile 2011



Palestinesi in piazza per ricordare Vittorio Arrigoni ucciso a Gaza: manifestazioni e cortei spontanei si sono organizzati a poche ore dal fatto in diverse città, come Gaza stessa e Ramallah, per testimoniare l’affetto per il volontario italiano ucciso. Una partecipazione sentita e corale fatta anche di telefonate e messaggi giunti agli operatori umanitari italiani che si trovano nell’area.

«Ci sono manifestazioni e cortei in piazza a Gaza e in Cisgiordania. Io stessa - dice un’operatrice italiana che vuole restare anonima - sono ora ad un corteo a Ramallah dove stanno manifestando un centinaio di persone che conoscevano ed apprezzavano Vittorio. Ma da stamattina stiamo ricevendo messaggi e telefonate che esprimono ci solidarietà per quanto è avvenuto.
L’uccisione di Vittorio ha lasciato tutti senza parole. Il nostro stato d’animo è di dolore e sgomento. Vorremmo che non si perdesse il suo lavoro e quanto ha fatto».

Nessun segnale, nessuna avvisaglia, nei giorni scorsi poteva far pensare ad un incidente come il rapimento, col drammatico epilogo dell’uccisione, di un volontario a Gaza. Le organizzazioni non governative italiane, in una riunione che si è svolta nel pomeriggio a Gerusalemme (presente il console italiano), non sanno dare una spiegazione a quanto avvenuto a Vittorio Arrigoni.

«Siamo increduli, siamo in una fase di totale confusione - dice un’operatrice che vuole restare anonima - non si era avuta alcuna avvisaglia. Non siamo in grado di dare alcuna interpretazione di quanto avvenuto. È un caso eccezionale sia per le modalità che per l’epilogo. Nel passato ci sono stati rapimenti ma si erano poi tutti risolti con la liberazione degli ostaggi». Al momento, «ci sentiamo solo di sostenere la richiesta della famiglia alle istituzioni italiane per il rimpatrio della salma di Vittorio. Sentiamo solo di condividere il cordoglio e la solidarietà di quanti lo hanno conosciuto ed amato, per le sue battaglie».

Dall’incontro è emersa chiara la posizione delle ong che non intendono lasciare l’area: «Non smetteremo di operare a Gaza. Non vogliamo punire la popolazione che già soffre abbastanza».
Da un’attivista di International solidarity movement (Ism), Silvia Todeschini, raggiunta dall’agenzia Misna, giunge un’altra testimonianza della gente per ricordare Vittorio:
«Una tenda funebre nel bar dove spesso si recava, manifestazioni in suo ricordo, quella a cui sto partecipando in questo momento - ha detto Todeschini - raccoglie almeno un migliaio di persone strette dietro una bara di cartone avvolta dalla bandiera palestinese e da quella italiana; le persone fanno la fila, ci chiedono anche scusa, a portare la loro solidarietà i rappresentanti del governo e di tante associazioni; tra i tanti slogan quello più mi ha toccato dice "Da Gaza a Jenin, Vittorio sei figlio della Palestina"».









Laura Picchetti FUNERALI DI STATO PER VITTORIO ARRIGONI
Nella Striscia Vittorio Arrigoni era arrivato la prima volta come rappresentante dell’International solidarity movement, a bordo di uno dei due battelli del Gaza Freedom Movement che violando, con successo, il blocco navale israeliano di Gaza, ha aperto la strada alla nascita due anni dopo della Freedom Flotilla. Diventammo amici in quei giorni. Per il suo look da lupo di mare – berretto, pipa e tatuaggi – lo ribattezzai «Capitan Findus». A lui piaceva quel nomignolo che qualche settimana dopo divenne purtroppo azzeccato, vista la fuga a nuoto che Vittorio tentò (invano) quando venne bloccato in mare da commando israeliani giunti a fermare le barche dei pescatori palestinesi. Venne incarcerato in Israele e rispedito in Italia ma lui, dopo qualche settimana, si imbarcò su di un altro battello della GFM e ritornò a Gaza. Fu una decisione davvero importante, forse perché era consapevole di ciò che stava maturando sul terreno.




Il 27 dicembre 2008 si ritrovò ad essere l’unico italiano e uno dei pochi stranieri presenti nella Striscia di Gaza durante la devastante offensiva militare israeliana «Piombo fuso». I suoi racconti pubblicati dal manifesto, chiusi immancabilmente dalle parole «Restiamo umani», rappresentano una delle testimonianze più lucide e coinvolgenti di quanto accadde in quei giorni d’inferno in cui Gaza, peraltro, era chiusa alla stampa internazionale. Con il manifesto poi Vittorio ebbe qualche incomprensione ma non aveva esitato un minuto, lo scorso dicembre, a rivolgere in Facebook e Youtube un appello ai tanti che lo seguono – e sono molte migliaia, non solo in Italia in sostegno della sopravvivenza del nostro giornale.

A Gaza Vittorio Arrigoni era tornato, senza più lasciarla, poco più di un anno fa, passando dall’Egitto, per dedicarsi alla tutela delle migliaia di contadini palestinesi ai quali Israele non permette l’ingresso nei campi coltivati situati in quell’ampia «zona cuscinetto» costituita unilateralmente all’interno della Striscia. Era impegnato anche a scrivere il suo nuovo libro. Ma Gaza è un territorio dove troppi attori, spesso solo burattini manovrati da qualcuno, cercano un ruolo da protagonisti. Tra questi ci sono i salafiti della sedicente «Brigata Mohammed Bin Moslama», ai quali non interessa nulla di Gaza e dei palestinesi e ancora meno dei loro amici. Vedono nemici ovunque, tranne quelli veri. Ieri questi presunti salafiti hanno sequestrato Vittorio per ottenere dal primo ministro di Hamas, Ismail Haniyeh, la scarcerazione dello sceicco al-Saidani, noto anche come Abu Walid al-Maqdisi, leader di Al-Tawhid Wal-Jihad, una formazione qaedista. Al-Maqdisi è stato arrestato poco più di un mese fa dai servizi di sicurezza di Hamas che da due anni sono impegnati contro le cellule salafite che agiscono soprattutto nella zona di Rafah (dove meno di due anni fa hanno persino proclamato un emirato islamico. Hamas reagì facendo una strage). Vittorio Arrigoni non merita di essere usato come merce di scambio, lui che ha sempre creduto nella dignità di ogni persona, ovunque nel mondo, a cominciare dai palestinesi. Ai suoi rapitori possiamo solo rivolgere la sua perenne esortazione: «Restiamo umani».

(Il Manifesto)

Bruno Panuccio:

Onore all'amico Vittorio Arrigoni ,
ucciso oggi in Palestina,
per tutti noi però il MEA CULPA,
vorrei vedere lo stesso sdegno e dolore
per tutti i soprusi da lui denunciati che accadono a Gaza ,
...dove migliaia di uomini, donne e bambini sono costretti a vivere in condizioni disumane a causa del governo israeliano...
oggi piangiamo l'Italiano che non ha mai creduto nei confini
siamo tutti figli della stessa terra







La Freedom Flotilla ribattezza il suo viaggio in onore di Vittorio Arrigoni.pubblicata da Freedom Flotilla Italia il giorno venerdì 15 aprile 2011 alle ore 16.17


RESTIAMO UMANI
La Freedom Flotilla rinomina il viaggio in onore di Vittorio Arrigoni
Per diffusione immediata
Direttivo della Freedom Flotilla 2
15 Aprile, 2011 (Londra)
L’assassinio dell’attivista per i diritti umani Vittorio Arrigoni è una tragedia per la sua famiglia, per quanti di noi lo conoscevano e per I Palestinesi che lo amavano ed ammiravano. Il Direttivo della Freedom Flotilla 2 condanna questo omicidio senza senso e le persone che si nascondono dietro. Hanno tolto la vita ad uno dei sostenitori più appassionati della giustizia per la Palestina. Questo omicidio danneggia sia la lotta dei Palestinesi per la libertà e la giustizia che il nostro lavoro in sostegno di questa lotta.
In suo onore, rinominiamo il nostro prossimo viaggio : FREEDOM FLOTILLA – STAY HUMAN.

Nulla di quanto potremmo scrivere può rendere appieno un uomo che è stato più grande della vita stessa, un uomo con la pipa in bocca e il cappello da capitano sempre su un lato della testa. L’uomo dal grande sorriso e di natura gentile, che ha utilizzato la propria forza fisica per potare in braccio bambini, a volte più di uno contemporaneamente. La sua risata e le ultime parole che ha lasciato a ciascuno di noi risuoneranno nelle nostre orecchie quando saliremo sulle navi per tornare a Gaza alla fine di Maggio .
“Restiamo Umani,” direbbe Vik, per poi sorridere e ricacciarsi la pipa tra i denti.
Era partito con noi con le prime piccole imbarcazioni che arrivarono a Gaza nell’estate 2008, uno dei 44 attivisti in navigazione per protestare contro il blocco illegale imposto da Israele al milione e mezzo di Palestinesi che vivono a Gaza.
Faremo del nostro meglio, Vik, per potare avanti il lavoro che hai fatto. La flotilla tornerà a Gaza in tuo onore.
Contatto :

Maria Elena Delia - +3351239579

mariaelena.delia@gmail.com

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