domenica 20 giugno 2010

Furio Colombo risponde............

Caro Furio Colombo, c’è una cosa molto semplice che noi giornalisti possiamo fare per screditare e distruggere la legge bavaglio sulle intercettazioni del governo Berlusconi, se e quando passerà. Con un po’ di coraggio i giornalisti italiani, insieme a membri della Stampa Estera, possono rendere la legge praticamente non operativa. Sarebbe sufficiente che un giornale o un gruppo di giornali pubblicassero articoli riportanti notizie su atti giudiziari firmati da svariate centinaia di giornalisti per creare una situazione impossibile da fronteggiare da parte del governo. Se, infatti, in Italia venisse intentato un maxi-processo contro centinaia di giornalisti, Berlusconi e i suoi colleghi verrebbero a loro volta messi, in effetti, sotto processo dalle democrazie di tutto il mondo.
Dalbert Hallenstein membro dell’Associazione della Stampa Estera in Italia.

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QUESTA LETTERA è una bella prova di solidarietà internazionale che in questo momento difficile ci dà qualcosa di più del coraggio. Ci aiuta a capire che la follia non è dalla parte della ostinazione di tanti italiani. Non solo giornalisti, ma cittadini di tutte le età e di tutte le attività che respingono come una umiliazione e una offesa la legge bavaglio.
La follia, se mai, è dalla parte di chi tenta di persuaderci che si tratta di una cosa buona e utile non a favore dei corrotti (“semplici” e politici), non della criminalità organizzata, ma dei cittadini comuni che, ci dicono, sono stufi di essere intercettati. Naturalmente non è vero. Naturalmente la pretesa che il violento e punitivo decreto legge che vieta quasi sempre, quasi tutte le intercettazioni (ovvio e prezioso strumento di indagine) sia il primo passo per la riforma della giustizia, è una falsa pretesa. La legge bavaglio è un tronco buttato sulla strada della giustizia per impedire che possa raggiungere persone, spesso al governo, che devono restare intoccabili. Ora la proposta del collega australiano ci porta un aiuto prezioso. Se la disobbedienza alla quale fin d’ora ci impegniamo non sarà solo italiana ma anche internazionale, la forza della protesta e l’ascolto di quella protesta saranno molto più grandi. Se si ripeteranno in tempi sempre più stretti, il dissenso, che è morale oltre che giuridico oltre che politico, diventerà uno strumento di opposizione continua. La lettera di Hallenstein è importante perché ci dice che certi fatti, quando sono così gravi, non sono né locali né legati a un transitorio confronto politico. Hanno a che fare con il livello di civiltà di un paese che si riflette sulle relazioni con tutti gli altri paesi democratici. Dunque grazie a chi, invece di compatirci , ci aiuta.
Pubblicato da Francesco Bonventre a 23.43

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