domenica 10 luglio 2011

Aggredito è un'altra cosa


pubblicata da Rita Pani il giorno sabato 9 luglio 2011 alle ore 11.41
marina berlusconi: "Aggressione a mio padre"



Mio padre non è stato aggredito; mai. È una brava persona, così per bene che forse se ne avrà a male, leggendo, per essere stato citato. Ha lavorato per una vita in un posto in cui, ad ogni giro di giostra, arrivava la Finanza e si portava via le cose e le persone. Ma lui non lo hanno portato via mai e le sue cose erano sempre in ordine per come le regole e le leggi dicevano dovevano essere.



Il padre di marina berlusconi, non è stato aggredito: è stato condannato. E c’è una differenza sostanziale. Perché se così non fosse, allora per scrivere la nota su un accadimento di ieri, dovrei titolare: “Rapinatore aggredito e ucciso dalla Polizia, nel pieno svolgimento delle sue mansioni”. E poi il racconto dei fatti, di questo uomo che recatosi in banca armato, per svolgere il suo compito, è incappato in una pattuglia delle forze dell’ordine, che inspiegabilmente l’hanno aggredito e ucciso sul colpo.



Non c’è fango e non c’è aggressione in una condanna che sancisce, finalmente, la verità prescritta a colpi di leggi ad personam: il padre di marina berlusconi, illecitamente sottrasse la Mondadori a De Benedetti, arrecando un danno patrimoniale ingente, che ora deve risarcire. È la regola del gioco “guardie e ladri”, dove a volte la si può anche fare franca, altre invece no.



Lamentano, gli avvocati, che le cifre sono esorbitanti. E da dove lo stupore? Non ha mica portato via un’autoradio da una macchina parcheggiata davanti al supermercato! Si è portato via proprio tutto il supermercato, e allora ci sta, come avrebbe dovuto starci la galera, se questo fosse un paese normale che non consente ai criminali di scrivere le leggi, alle quali, poi, le persone oneste devono pure sottostare.



Ma questo è il paese che ormai ha stravolto anche le più banali norme di quel gioco di bimbi, dove i ladri scappavano e le guardie correvano appresso. Ora è il contrario. I ladri governano e inseguono le guardie con i loro avvocati, con i loro scribacchini, con i loro servi, con questi nuovi affiliati, sprezzanti e ansiosi di far emergere il loro zelo. E allora nulla di strano, che non ci siano dimissioni responsabili, Aventini, dimissioni di massa di parlamentari che non si riconoscono in questo stato criminale capace di far sfigurare persino la banda della Magliana, che fa sembrare il CAF un ridicolo club di dilettanti allo sbaraglio, che ci fa rimpiangere gli scandaletti degli Ercules o delle Lenzuola d’oro.



Poi ci sono i padri e i figli, in questo paese che ogni tanto ci racconta la favola della meritocrazia. Figli pronti a prendere il posto dei padri, in azienda come al governo, passando per Mediobanca o da Fininvest, l’impero fondato sulla mafia, da dove è più semplice controllare il flusso di danaro rubato da papà, e l’economia privata dello stato e privatizzata per il futuro proprio e dei propri eredi fino alla prossima terza generazione. Ma il mondo e la vita non sono sempre perfetti, e a volte le guardie corrono di più e acchiappano il ladro, che non ha fatto in tempo a scrivere l’ultima legge su misura per sé. Fa parte del gioco e qualcuno lo deve dire a marina berlusconi. Magari quel vecchio che ha fatto tre giorni di carcere in attesa di un processo per direttissima, per aver rubato un etto di prosciutto dal banco frigo di un supermercato. E nemmeno lo sconto gli hanno fatto.



Rita Pani (APOLIDE)

Nessun commento:

Posta un commento