venerdì 19 agosto 2011

Strauss Kahn By ilsimplicissimus


1 luglio 2011
L’affaire Strauss Kahn
By ilsimplicissimus

Strauss Kahn al tempo della prima elezione a deputato nel 1986
Alle volte le coincidenze inquietano e nel caso di Strauss Kahn sono straordinarie e di varia natura. Il leader in pectore del socialismo francese si appresta a cambiare qualcosa della filosofia di azione del Fondo monetario internazionale e anche ad accettare l’investitura per sfidare Sarkozy nelle presidenziali, quando ha l’ottima idea di stuprare una cameriera in un albergo di New York. O forse no perché dopo due giorni che Christine Lagarde, lo ha sostituito alla direzione dell’ Fmi, portandovi la sicurezza tutta maschile di essere di destra, ecco che investigatori e procura si accorgono che forse non è vero, che nel racconto della ragazza ci sono molte contraddizioni e che insomma probabilmente è stato un rapporto a pagamento, di quelli che i vlasti si concedono spesso e volentieri, abituati al segno del comando.

Naturalmente solo avanzare il dubbio che si fosse trattato di un tranello prevedeva l’immediata fucilazione di fronte al plotone di pensanti e talebane per palese adesione al potere maschilista e resistenza al conformismo. Adesso, con i nuovi sviluppi, possiamo essere certi che comunque si sia trattato di una trappola, a prescindere persino dal fatto che vi sia stata o meno violenza.

E’ proprio il caso di dire che si sono presi due piccioni con una fava: si è eliminato il vincitore certo della sfida contro la destra in Francia e allo stesso tempo qualcuno che minacciava di introdurre qualche limitazione al neo liberismo imperiale del Fondo monetario internazionale. Soprattutto quest’ultimo piccione è il più importante perché ai primi accenni fatti da Strauss Kahn sulla necessità di un cambiamento di indirizzo è venuta fuori la faccenda della segretaria: un avvertimento. E quando invece il direttore ha espresso pubblicamente e davanti a una platea più vasta i suoi intendimenti, ecco la cameriera.


Personalmente ho avuto la certezza assoluta che ci si trovasse di fronte una messa in scena quando davanti al residence di Strauss Kahn, si sono affollate cameriere reali o sedicenti inneggianti di fronte alla dimostrazione che anche una donna ai piani potesse averla vinta contro un potente.

Peccato che altri potenti facciano loro mancare contributi sociali, assistenza sanitaria, salari decenti: che si arrangino con le mance per qualsiasi tipo di servizio. Manifestate poi tornate nei quartieri fatiscenti dove la gente “perbene” non metterà mai piede.

Questa disgustosa ipocrisia del potere, questa capacità di sfruttare anche la causa più giusta a fini di lucro, di far introiettare alle vittime una logica orientata solo ai diritti sessuali e non agli altri, ha fatto comparire le stigmate della commedia e degli inganni. La segmentazione e la divisione dei diritti portati al massimo rendimento.

Comunque ripropongo qui un pezzo postato il 19 maggio in cui c’è il discorso di cambiamento tenuto da Strauss Kahn poco tempo prima del fattaccio e uno di Anna Lombroso su carnefici e vittime in questa triste vicenda.

Tempestività delle cameriere americane
Non conosco bene i criteri con cui i grandi alberghi newyorkesi, assumono il personale e mi sorprende che lo vadano a cercare nelle comunità di sieropositivi. Non conosco nemmeno i gusti di Strauss Kahn quindi non so dire se sia attratto dalla scarsa avvenenza di madame Ophelia, alias Nafissatou Diallo : le foto che girano infatti appartengono tutte ad altre persone e due in particolare sono immagini di modelle. Del resto sia il nome che il cognome della ragazza sono diffusissimi in Guinea e nei Paesi vicini, le immagini sono saccheggiate da siti e social network

Non ne so abbastanza della vicenda per poter esprimermi a favore o contro la tesi del complotto. Tuttavia c’è qualcosa che non è affatto un mistero ed è il discorso che Strauss Kahn ha tenuto il 13 aprile scorso alla Brooking Institution con cui annunciava i cambiamenti di direzione e di filosofia che apprestava a portare dentro il Fondo monetario internazionale. Il titolo del discorso è già significativo: ” La crisi globale del lavoro : sostegno alla ripresa attraverso l’occupazione e la crescita nell’eguaglianza.
Mi sono preso il disturbo di tradurlo perché devo dare atto a madame Ophelia, come del resto alla direzione del Sofitel, di essere in ogni caso molto tempestiva.

“Buongiorno. Voglio ringraziare la Brookings Institution, specialmente mio buon amico Kemal Dervis, per aver ospitato questo importante e attualissimo evento. Sono particolarmente lieto che Sharan Burrow, il Segretario Generale dell’ International Trade Union Confederation, possa essere con noi questa mattina.
Alla fine della sua opera principale, la Teoria generale, Keynes afferma quanto segue: “Gli errori capitali della società economica in cui viviamo sono la sua incapacità di fornire per la piena occupazione e la distribuzione arbitraria e iniqua della ricchezza e del reddito”.
Non tutti saranno interamente d’accordo con questa affermazione. Ma quello che abbiamo imparato nel tempo è che la disoccupazione e la disuguaglianza possono minare le conquiste stessa dell’economia di mercato e seminare l’instabilità. In troppi Paesi, la mancanza di opportunità economiche può portare ad attività improduttive, all’instabilità politica e addirittura al conflitto. Basta guardare come il pericoloso cocktail di disoccupazione e di disuguaglianza, in combinazione con la tensione politica, stia agendo nel Medio Oriente e Nord Africa.

Poiché la crescita afflitta da tensioni sociali, non favorisce la stabilità economica e finanziaria, l’ FMI non può essere indifferente ai problemi di distribuzione di ricchezza. E oggi quando mi guardo in giro, mi preoccupo. Infatti, mentre c’è una ripresa questa, almeno nelle economie avanzate, non crea posti di lavoro e non viene condivisa da tutti.
Molte persone, in molti Paesi stanno affrontando una crisi sociale che è altrettanto grave quanto la crisi finanziaria.

La disoccupazione è a livelli record. La crisi ha creato 30 milioni di disoccupati. E oltre 200 milioni di persone sono alla ricerca di un posto di lavoro.
La crisi occupazionale sta colpendo duramente soprattutto i giovani. E quello che doveva essere un breve periodo di disoccupazione si sta trasformando in una condanna a vita, forse per tutta una generazione perduta.
In troppi Paesi, la disuguaglianza è a livelli record.

Di fronte a queste sfide, occorre ricordare ciò che abbiamo realizzato. Sotto l’ombrello del G20, i politici si sono riuniti per evitare una caduta libera finanziaria e, probabilmente, una seconda grande depressione.
Oggi, abbiamo bisogno di una risposta altrettanto forte nel garantire che si ottiega la ripresa cui abbiamo bisogno. E questo significa non solo una crescita sostenibile ed equilibrata tra i Paesi, ma anche una crescita che porta occupazione e un’equa distribuzione.

Occupazione

Permettetemi di cominciare con l’occupazione. Proprio come siamo riusciti a domare l’inflazione nel 1980, questo decennio dovrebbe essere il decennio che prende sul serio la piena occupazione, ancora una volta.
Che cosa deve fare? Prima di tutto, abbiamo bisogno di una riforma e di un riaggiustamento del settore finanziario, di mettere le banche di nuovo al servizio dell’economia reale e il credito diretto a breve e medio termine alle imprese, di lavoro e anche di crescita.
Ovviamente, alimentare la domanda è una precondizione per la crescita e l’occupazione. Mentre la disoccupazione è così alta, e con pochi segni di pressioni inflazionistiche sottostanti, la politica monetaria può essere di sostegno.
Che dire la politica fiscale? I paesi avanzati bisogno di mettere i bilancio su percorsi sostenibili a medio termine, per spianare la strada alla crescita e all’occupazione futura. Ma la stretta fiscale può ridurre la crescita nel breve periodo e questo può anche aumentare la disoccupazione di lunga durata, trasformando un problema ciclico in un problema strutturale. La linea di fondo è che l’aggiustamento fiscale deve essere fatto con un occhio attento alla crescita.
Ma la crescita da sola non basta. Abbiamo bisogno di indirizzare le politiche del mercato del lavoro. La crisi ci ha insegnato che ben progettate politiche del mercato del lavoro possono salvare i posti di lavoro.
Pochi sarebbero in disaccordo sul fatto che i sussidi di disoccupazione decente siano fondamentali.
E in combinazione con l’istruzione e la formazione, possono aiutare i disoccupati ad adattarsi ad una economia che cambia.
Questo è particolarmente rilevante quando le perdite di posti di lavoro si concentrano tra i giovani e le persone non qualificate e quando la disoccupazione è sempre più a lungo termine.
Dobbiamo essere pragmatici. Dobbiamo superare il contrasto tra “flessibilità” e “rigidità” del mercato del lavoro e chiedere invece se le politiche sono efficaci nel creare e mantenere posti di lavoro.
A volte lo sono, a volte non lo sono.
Dobbiamo essere cooperativi. I Paesi devono lavorare insieme su una serie di questioni, compreso il regolamento del settore finanziario e degli scambi. Essi devono cooperare al riequilibrio globale, in cui molti mercati emergenti hanno bisogno di sviluppare la domanda interna, sostenuta da una vivace classe media. Senza questo, la crescita globale sarà carente.

Disuguaglianza
Permettetemi di parlare brevemente del polmone della crisi, la diseguaglianza sociale.Le ricerche dell’FMI suggeriscono che le disuguaglianze possono rendere i paesi più esposti a crisi finanziarie, soprattutto se hanno un’ampio settore finanziario. E mostrano inoltre che la crescita sostenibile nel tempo è associata ad una distribuzione del reddito più equa.
Queste sfide riguardano sia i paesi avanzati che quelli in via di sviluppo. Abbiamo bisogno di politiche volte a ridurre le disuguaglianze, e di garantire una più equa distribuzione delle opportunità e delle risorse.
Forti reti di sicurezza sociale combinate con la tassazione progressiva può ridurre le disuguaglianze. Gli investimenti nella sanità e nell’istruzione sono fondamentali. La contrattazione collettiva dei diritti sono importanti, soprattutto in un contesto di stagnazione dei salari reali.
Il partenariato sociale è uno strumento utile, in quanto consente sia la crescita sia un’equa condivisione di sacrifici.

Il ruolo dell’ FMI

Permettetemi di soffermarmi brevemente sul ruolo dell’ FMI. Come abbiamo capito il legame tra maggiore stabilità e occupazione sta diventando sempre più centrale nella nostra analisi, come si può vedere dal WEO (Word Energy Outlook). Ho citato alcune delle nostre ricerche sulla disuguaglianza.
Abbiamo anche sostenuto un’imposta sulle attività finanziarie. E dobbiamo prestare più attenzione alla dimensione sociale nei nostri programmi per la protezione degli ammortizzatori sociali e sostenere una ripartizione equa degli oneri.
La Conferenza di Oslo dell’anno scorso, organizzato congiuntamente con l’ILO e il governo norvegese ha segnato una tappa importante. Stiamo lavorando in vari settori. In primo luogo, stiamo lavorando con l’ILO per comprendere meglio le politiche di creazione di posti di lavoro .
In secondo luogo, in collaborazione con l’ILO e in consultazione con L’ITUC stiamo sostenendo consultazioni di partenariato sociale tra il lavoro, i datori di lavoro e il governo in tre paesi, Bulgaria, Repubblica Dominicana, e Zambia. In terzo luogo, stiamo lavorando con l’ILO verso la costruzione di efficaci piani di protezione sociale nei paesi a basso reddito.
E questo fine settimana, davanti a politici chiave di tutto il mondo in assemblea a Washington per tastare il polso dell’economia mondiale, io non intendo solo per presentare loro il quadro delle speranze di una ripresa che si consolida, ma anche ricordare loro il grande numero di persone, che non hanno ancora visto i frutti di questa ripresa.

Conclusione
Permettetemi di concludere. Qualche migliaio di anni fa, Aristotele ha scritto che “la migliore partnership in uno stato è quella che opera attraverso i ceti medi … quegli stati in cui tale elemento è grande … hanno tutte le possibilità di avere una costituzione che funziona”.
Questo era vero ai tempi di Aristotele, era vero ai tempi di Keynes, ed è vero oggi. La stabilità dipende da una forte classe media che può spingere la domanda. Ma non la vedremo se questa ripresa non porta a un lavoro decente o se essa premia i pochi favoriti sui molti emarginati.
In definitiva, l’occupazione e l’equità sono gli elementi di stabilità e la prosperità economica, di stabilità politica e di pace.
Questo è il cuore del mandato dell’ FMI. Esso deve essere posto al centro dell’agenda politica”.


Carnefice eccellente, vittima perfetta
Anna Lombroso per il Simplicissimus

Il duello è una forma morale letteraria e antropologica che piace molto soprattutto agli spettatori, siano essi dietro alla cripta dei cappuccini, davanti a porta a porta, o sprofondati su una pagina del Corriere. Piace perché permette di schierarsi, contribuire a infilare un fioretto o una misericordia tra la scapole di uno dei due, senza rischiare niente, in nome di quello volonterosa codardia che caratterizza appunto i guardoni.

E chi guarda con un po’ di attenzione si sente apostrofare e incriminare di ogni nefandezza,perché non ha avuto il compassionevole e benpensante buongusto di fare la hola per il più debole o se semplicemente ha invece deciso che a volte il copione è troppo semplice, troppo rispondente agli archetipi di genere per non suscitare qualche perplessità.

Allora in questo duello che appassiona letterati, divine frivole, aspiranti scrittrici da una trentina d’anni, polemisti professionali, vede di fronte due stereotipi talmente classici che tutti immediatamente ci sentiamo nel corifeo della tragedia. Da una parte c’è un ricco potente strafottente spregiudicato dichiaratamente amante du luxe e de la voluptè ammirato temuto odiato mal sopportato blandito. Riveste uno degli incarichi più strategici e cruciali al mondo e per giunta è in corsa per l’Eliseo.
Come pare sia una delle cifre dello zeitgeist, ha una moglie rampante e ambiziosa quanto lui, ma che non rivendica l’esclusiva al contrario di noi sfigate, così il nostro anti eroe consuma volentieri relazioni anche istantanee con altre donne, inclinazione che gli ha valso una pessima fama, ma supponiamo una certa invidia dagli elettori di Berlusconi e dagli affetti di priapismo.
Ah dimenticavo è bianco, non è wasp, perché è ebreo pur non ammirando particolarmente davide, sospettiamo.
L’antagonista è quella che Auerbach chiamerebbe la “figura” della vittima: cameriera in un hotel, nera, ragazza madre o separata con un figlio a carico.
Come se non bastasse vive in un alloggio affittato a sieropositivi si può supporre non per scelta.
Insomma la diseredata, l’esclusa, la sommersa per antonomasia.
Quelli che guardano sono accontentati non occorre essere particolarmente corretti politicamente per effettuare una scelta di campo.
Sferruzzando alacremente hanno potuto compiacersi nel vedere consumarsi l’umiliazione del protervo prepotente in catene, gli occhi spauriti, la sua intimità rovesciata come delle viscere sacrificali, disonorato, costretto a lasciare le insegne del potere. Non so se al compiacimento si sia accompagnato un certo disgusto che io ho provato, perché nella cosiddetta libera America – tutti si sono dimenticati improvvisamente Guantanamo, la pena di morte, il trattamento riservato agli immigrati, i Rosenberg o Sacco e Vanzetti – lo stesso cannibalismo mediatico è stato riservato anche alla vittima, della quale è stato rivelato, nome domicilio, stato civile, supposte patologie e perfino la somma indicativa necessaria a corromperla per farla ritrattare.
In un contenzioso con una esuberante interlocutrice ho già espresso i miei dubbi. È possibile magari certo che DSK sia un incallito tombeur des femmes grazie a potere e ricchezza. È possibile altrettanto che il senso di impunità renda le sue avances particolarmente proterve e intemperanti.
È possibile che come pare si addica a chi esercita potere, si faccia aiutare nelle sue performance da additivi che lo rendono poco resistente ai richiami della carne. Tutto questo non costituisce necessariamente il preambolo di uno stupro.
A meno che DSK non sia anche tremendamente cretino, caratteristica che forse avrebbe rivelato prima.
Oppure un eroe negativo degno di delitto e castigo, reso pazzo dal priapismo che in una folle yubris aggredisce qualsiasi donna a portata di mani, diciamo così.
Perché il potente in questione era talmente consapevole della possibilità di essere oggetto di un complotto che poteva colpirlo per le sue ambizioni politiche e per una dichiarata volontà di cambiare le carte in tavola all’interno della poderosa organizzazione finanziaria che dirigeva, da dichiararlo profeticamente in più occasioni.
E aveva altrettanto profeticamente predetto che il terreno sul quale si sarebbe consumata la sua morte politica sarebbe stato quello sessuale.
Se DSK ha stuprato o anche coartato a un rapporto non consenziente una donna, voglio sia perseguito,punito, messo in galera e isolato dal consorzio civile.
Come lo voglio per tutti quelli che compiono simili misfatti, compresi eleganti e divini creativi per i quali invece si è mossa generosamente l’intellighenzia di tutto il mondo.

Ma la sceneggiatura non mi convince, è troppo perfetta per non sembrare un episodio prevedibile di law & order, sezione speciale. Ma tanto ragionarci intorno ben dotati di pregiudizi o no è ormai tardivo, il principale antagonista di Sarkozy è cancellato, l’aspirante riformatore del Fmi è crollato.
La vittima è sbattuta in prima pagine.
Sono soddisfatti solo i guardoni, che ormai ogni giorno hanno a disposizione materiale globale

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